Gli anni non cancellano i sogni delle bambine ostinate.

Ero solo uno scaracchio di bambina, alta quanto un cactus di quelli che vendono al supermercato, nel vasetto economico, quando chiesi in dono un pianoforte.

Immaginatevi questa piccola bambina innocente, incantata dai magnifici, ordinati, maestosi tasti bianchi e neri. Immaginatela ancora, mentre si arrampica su uno sgabello di legno laccato, nero, rivestito di morbida pelle. Visualizzatela mentre saggia, per la prima volta, il tocco e il peso di quei tasti. Manine che cresceranno, diventando esattamente quelle che ci si aspetta, per una virtuosa del pianoforte.

Dita lunghe, magre, sensibili. Una 10° naturale. Tutti le dicevano, appunto, che sarebbe stata perfetta, per studiare pianoforte.

Bella storia, vero?

Non è andata esattamente così. Almeno, non il pezzo in cui la bambina innocente, che sarei sempre io, si siede al pianoforte.

Perché, i miei praticissimi, materialisticissimi, guastafesticissimi genitori decretarono che:

1) tanto poi cambierai idea. (Non è un ragionamento del tutto errato, quando si ha a che fare con i bambini);

2) poi lo lavi e gli dai da mangiare tu?!?!?!? (Credo abbiano confuso la richiesta del pianoforte con quella del cagnolino… del resto, il “e poi chi lo cura?!?” è una costante quasi sempre validissima.);

3) occupa un sacco di spazio in casa. (Problemi logistici che, la mia mente di fantasista, avrebbe prontamente risolto tirando in ballo il gonnellino di Eta Beta);

4) non sta bene con l’arredamento. (A 6 anni, trovavo meravigliosa l’orrida consolle di massello a mille intarsi, che stagionava nell’ingresso, con un altrettanto orrido vaso della Murrina sopra… figurarsi se mi ponevo problemi di arredamento!) ;

5) dai, questo fine settimana ti portiamo a vedere i cavallini. (Le prime lezioni di marketing, trattative, ricatto, baratto. Grazie mamma e papà.)

Insomma, il pianoforte non è mai arrivato.

Dopo anni e anni di insistenze, per mettere a tacere le richieste artistiche di questa figlia ostinata e molesta, come dono -su ordinazione- di una zia -che ho pure sempre odiato, ricambiata con eguale trasporto- mi ritrovai una (la prima!) chitarra classica.

Non so se il concetto è chiaro: io volevo il pianoforte. Mi hanno dato una chitarra.

Come tutti gli strumenti musicali di questo mondo, anche la chitarra, se studiata per mera costrizione, controvoglia e con rabbia, diventa un ostico nemico da debellare.

Credo di averle provate tutte. Dopo anni di coro, di studi teorici, di ore e ore di solfeggio (il solfeggio! Se ci ripenso, ancora oggi, mi sento una cretina!), con la chitarra, ho dato il peggio di me. Io, volevo il pianoforte!

Rubacchiavo lezioncine, dritte e prove ai bambini e ai meno-bambini che avevano quella gran fortuna.

E arriviamo a oggi, saltando a piedi pari gli anni che separano la bambina -incazzata- con la chitarra e la -giovane, si, ancora si.- Donna dai mille pensieri strambi: sto pensando di esaudire quello che era il mio sogno di bambina e studiare, quanto più seriamente possibile, pianoforte. Certo, le aspettative sono ben altre. Il tempo è poco, pochissimo.

Non ho il pianoforte. E non saprei in quale casa piazzarlo.

In definitiva, credo che studierò con 3 maestri diversi e finirò per imparare quelle 4 cose che mi permetteranno di strimpellare qualcosa, rigorosamente in cuffia, ché mi vergogno di me stessa, su una tastiera elettronica.

Si, rabbrividiamo, concordo al disgusto; devo, tuttavia, essere realista.

Non mi ci vedo molto a portare, in spalla, un pianoforte a muro.

Stimo troppo i veri musicisti, per pretendere cose che non posso raggiungere.

Però, vi prego… ancora solfeggio, NO!

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6 risposte a Gli anni non cancellano i sogni delle bambine ostinate.

  1. superdelly ha detto:

    Io per esempio ho sempre voluto una pianola, ma forse perché non ho mai incontrato un vero pianoforte quand’ero piccola. Ovviamente la pianola non l’ho mai avuta, al massimo, la diamonica che odio immensamente per il solo fatto di doverci soffiare dentro e salivare dapertutto!
    Poi però al mio 23esimo compleanno mi hanno regalato una chitarra classica. E’ bella, ma io sono negata e ora… fa parte del mio arredamento, polvere inclusa. 🙂

    • thisisalifestory ha detto:

      Quindi la “chitarra di consolazione” è una costante universale?!?!?
      Che profonda ingiustizia! 😀

      Se posso permettermi un consiglio: anche se la guardi con dispetto, e lei ti sorride sbeffeggiandoti, ogni tanto spolverala e accordala… queste povere chitarre di consolazione possono dare grandi soddisfazioni!

      Quanto ho odiato quella cosa sputazzosa con il tubo, alle scuole medie! Per fortuna, nel coretto di classe, mi era toccato il flauto soprano (be’, alla lunga, anche il flauto sbavava e non poco… bleargh! 😀 )!

  2. clarinettem ha detto:

    Strimpellavo la pianola fin da piccina (con gran “gioia” dei miei genitori e dei miei vicini di casa). All’età di 11 anni i miei si sono arresi iscrivendomi a un corso di pianoforte.
    Non era una grande scuola, ma mi ha insegnato a strimpellare tanto da regalarmi qualche piccolo successo e un posticino da organista in un coro.
    Ora la voglia è passata, ho qui davanti il mio bellissimo pianoforte bianco, sommerso da libri e roba varia, che se potesse parlare di sicuro mi insulterebbe per averlo abbandonato così.
    La voglia di suonare l’avrei anche, ma… non ho l’ispirazione. Suonare è un’arte, dopotutto, e sapendo che non ci metterei il cuore mi risulta difficile anche solo sfiorare i tasti.
    Speriamo che in futuro le cose cambino. Nel frattempo: i miei complimenti, hai un ottimo gusto in fatto di strumenti musicali!
    Suonare il pianoforte, a qualsiasi livello, regala moltissime soddisfazioni 😉

  3. Boss ha detto:

    A me hanno obbligato a suonare il pianoforte, però hanno capito che era il caso di lasciar perdere dopo aver scoperto che preferivo giocare col gioco del mulino bianco…

    Non hanno mai capito che la mia vera passione erano LE MARACAS!! 😛

  4. bianca ha detto:

    Quanto vorrei che da piccola mi avessero spinta a imparare la musica. Anche il violino, o cose che magari poi in futuro avrei accantonato per altro, e non solo per il piacere personale e lo sviluppo intellettuale che porta, ma anche perché sento proprio la mancanza di una preparazione teorica quando voglio valutare ciò che ascolto.
    Tu starai facendo di meglio, ma torna ogni tanto ad aggiornare il blog, si sente la tua mancanza. 🙂

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